Buongiorno, amici, anzi buonasera!
Oggi finalmente vi riesco a proporre la recensione di uno degli ultimi libri che ho concluso, certa di essere pressochè l'ultima a recensirlo LOL. Senza ulteriore indugio quindi torniamo dai nostri amati Ofelia e Thorn che abbiamo lasciato alla fine degli Scomparsi di Chiardiluna ormai un bel po' di tempo fa.
Trama
Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Recensione:
E’
passato davvero molto tempo dall’ultima volta che ho avuto il piacere di
leggere di Ofelia e Thorn, dunque la mia memoria su quanto fosse accaduto ne Gli Scomparsi di Chiardiluna era
piuttosto scarsa. L’unica cosa che ricordavo è che avevamo lasciato i nostri
eroi in una situazione a dir poco drammatica, invischiati fino al collo nella
guerra tra entità superiori.
La narrazione di questo libro si sposta a Babel, un’arca nuova dove gli umani vivono in armonia con gli androidi e dove il sapere del mondo è custodito nel grande Memoriale – una biblioteca gigante. Ofelia dunque spera di scoprire dove trovare Dio e l’Altro e capire qualcosa di più sull’origine del mondo e il crollo delle arche. Inutile dire che è più facile a dirsi che a farsi e in tutto ciò deve pure ritrovare Thorn.
La cosa che più mi ha
interessato di questo libro è l’ambientazione. Babel in sé è una città-arca caotica, con rigide
regole un po’ bizzarre, ma rispettate da tutti e un ferreo codice morale. La
vera particolarità di Babel però non è la sua società, per quanto essa sia
peculiare, ma come è composta questa arca.
La sua struttura frammentata in una sorta di collettivo di piccole arche che
orbitano tutte insieme è infatti un’idea decisamente affascinante e che
viene sfruttata dall’autrice introducendo mirabolanti funicolari che collegano
i frammenti tra di loro. Il Memoriale è poi un luogo che mi ha particolarmente
impressionato: è infatti un edificio una cui metà è stata distrutta dal
distacco di un pezzo di arca e quindi si affaccia sul vuoto, perfetta rappresentazione della decadenza
nella quale questo mondo sta precipitando. Ciò stride fortemente con la paradossale
condizione degli abitanti di Babel, che continuano imperterriti a vivere la
propria quotidianità ignari del pericolo in cui il mondo versa e anzi si
affidano alle loro regolette per mantenere una certa stabilità. Affascinante!
Ambientazione
a parte, purtroppo questo libro è un
po’ un intermezzo e quello che accade in questo libro – seppur fondamentale
e radicalmente diverso rispetto ai libri precedenti – è uno stallo. Non è un
libro monotono, tutt’altro, e aggiunge qualche elemento interessante alla
vicenda, ma rimane un libro di mezzo. La sorta di stallo che solitamente si
percepisce nel secondo capitolo delle trilogie per questa saga accade in questo
terzo libro. Per quanto scritto bene quindi, e la Dabos ci ha abituato a degli
standard piuttosto alti per quanto riguarda la qualità di scrittura, è un po’
il libro-pausa.
Tra gli elementi più interessanti che però ci tengo a salvare c’è sicuramente l’evoluzione del rapporto tra Ofelia e Thorn che qui trova una sua definizione precisa e di cui non ci resta che testare la solidità e i limiti nel quarto libro. La loro storia d’amore è ben consolidata nel corso di questo libro, non senza difficoltà (watch me urlare THORN SEI UNO STRONZOOOO almeno 50 volte prima di chiedere su IG se quella stronzaggine fosse giustificata in qualche modo eheheh), e questo, già immagino, crea i perfetti requisiti per un finale spezza cuore (LOL).
Infine, vengono aggiunti nuovi personaggi che
sicuramente avranno un ruolo determinante nella conclusione della vicenda e
il più interessante di questi è Vittoria, la figlia di Berenilde e Faruk, bambina
apparentemente muta, ma dotata di un’abilità molto particolare e pericolosa…
Il
libro si chiude con il botto, ovviamente, dunque non vedo l’ora di continuare
ed avere tra le mani il quarto libro che la maggior parte di chi l’ha letto
definisce uno dei peggiori finali di serie di sempre. Già. (Comunque
dopo il finale di The Queen of the
Tearling io sono piuttosto sicura di riuscire a sopportare tutto lol).
Verdetto:
Speravo in qualcosina di più, ma tutto sommato ci siamo!
E voi?
Avete letto la serie? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Rainy
Io credo di essere una delle poche persone a cui questa serie non incuriosisce molto ><
RispondiEliminaNooooo, fidati che merita! Anche io ero piuttosto perplessa, ma quando l'ho iniziata ne sono stata completamente rapita *^*
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