13 settembre 2021

Review Party: 'Spin the Dawn' (Il Sangue delle Stelle #1) - Elizabeth Lim

Buongiornissimo kaffè!

Benvenuti alla prima parte dell’evento dedicato alla duologia di Spin the Dawn, acclamato mix tra Mulan e Project Runway!

Siccome però i fantasy troppo acclamati ci fanno sempre storcere il naso (vedi La Stirpe della Gru) prima è meglio toccare con mano.


Inutile dire che anche in questo caso siamo di fronte a un bello, ma non balla.


Grazie a Nia per aver organizzato l’evento e alla CE Mondadori per la copia digitale in anteprima.


Trama



MAIA TAMARIN LAVORA COME cucitrice nella bottega del padre, un tempo rinomato sarto.


Ciò che desidera è diventare la migliore sarta del paese, ma sa che come donna il massimo cui può ambire è un buon matrimonio.


Quando un messaggero reale convoca a corte il padre, gravemente malato, Maia finge di essere suo figlio e si reca al Palazzo d’Estate al suo posto. Sa che perderebbe la vita se venisse scoperta, ma correrà il rischio per salvare la famiglia dalla rovina e diventare sarta imperiale. C’è però un problema: Maia è solo una dei dodici che aspirano all’incarico.


E nulla avrebbe mai potuto prepararla alla sfida che la attende: cucire tre abiti magici per la promessa sposa dell’imperatore, uno intessuto con la risata del sole, uno ricamato con le lacrime della luna e uno dipinto con il sangue delle stelle.


In compagnia di Edan, il misterioso stregone di corte, i cui occhi penetranti sembrano vedere oltre il suo travestimento, Maia intraprenderà un viaggio che la porterà fino agli estremi confini del regno, alla ricerca del sole, della luna e delle stelle. Ma troverà qualcosa che non avrebbe potuto mai immaginare…


 

La Serie è composta da...

01. Spin the Dawn

02. Unravel the Dusk




Recensione


Purtroppo questa recensione sarà una mezza stroncatura. Spin the Dawn non è stato di certo il libro che mi aspettavo e dire che mi ha un po’ deluso è un eufemismo. Il problema principale della vicenda è sicuramente la scrittura dell’autrice, poco approfondita e poco dettagliata dove dovrebbe e insistente oltre l’inimmaginabile dove davvero non è necessario. Questo fondamentale problema si articola poi in numerosi altri sotto-problemi che spaziano dal worldbuilding alla costruzione dei personaggi fino ad arrivare alla trama in sé e per sé, che ricordo essere pubblicizzata come un retelling di Mulan incrociato con una competizione di cucito alla Project Runway, ma che se di Mulan ha qualche assonanza qua e là, di Project Runway ha solamente una competizione di cucito di cui vediamo poco e niente e che dura circa 10 pagine. Già.




La storia è divisa in due macro parti, una prima dedicata alla gara di cucito e una seconda dedicata alla ricerca di tre materiali impossibili (la luce solare, la luce lunare e il sangue delle stelle) per confezionare dei vestiti leggendari per la promessa sposa dell’Imperatore. Queste due parti sono legate molto male tra di loro, sembrano quasi due libri distinti e rivelano tutte le debolezze della scrittura della Lim.


Scendendo più nei dettagli, sicuramente uno degli aspetti maggiormente carenti del libro è il worldbuilding, pressoché inesistente e vagamente ispirato all’Antica Cina - cosa che però si evince solo da particolari inseriti a caso per ‘dare colore’ quali chiamare l’imperatore Figlio del Cielo e citare ogni tre per due panini al vapore e riso glutinoso. Se non fosse per questi dettagli del tutto trascurabili, il libro potrebbe essere ambientato ovunque nel mondo e la trama non ne risentirebbe. Come se non bastasse, l’autrice si appropria anche di altri elementi magici tipici del folklore di altri paesi (come i tappeti volanti) per risolvere comodamente situazioni difficili e aggiungere qualcosa di ‘esotico’, ma senza approfondire davvero nessuno degli elementi e questa è appropriazione culturale bella e buona. 

Non è finita qui, però, perché il worldbuilding è talmente carente che delle ambientazioni vengono inserite solamente perché sono funzionali alla trama, non vengono propriamente intessute nella storia; un esempio? Il deserto. Premettendo che un deserto caldo non è propriamente un’ambientazione cinese, la presenza di un colossale deserto è qualcosa che determina profondamente lo sviluppo di un paese, la gestione delle risorse e la pianificazione urbana, per dire. Beh, nulla in questa storia fa presumere che ci sia un deserto, salvo poi farci capitare i due protagonisti completamente a caso nella seconda parte del libro per la ricerca dei materiali magici. Per contrasto, un esempio di worldbuilding fatto bene è la Faglia di Tenebre e Ossa, dove una zona così inospitale alla vita è fin da subito centrale nella storia, nell’organizzazione di Ravka e nella vita dei personaggi.

Chiudo dicendo che anche l’apparato religioso è appena accennato e avrebbe sicuramente meritato più approfondimento.



La trama è in sé è per sé un altro grande boh. Prometteva un’atmosfera esotica unita ad una storia avvincente di cucito e competizione, ma francamente ne è presente solo un pallido accenno. Ho già detto e ribadisco che del retelling di Mulan c’è poco e in questo vedo una grande occasione mancata di esplorare la determinazione e l’affermazione del proprio ruolo di donna in una società fortemente patriarcale. Allo stesso tempo, di vera e propria competizione di cucito, per quanto divertente, c’è ancora meno e quindi mi chiedo perché sia pubblicizzato per qualcosa che non è. 


Nella parte di quest poi la trama rivela tutta la propria debolezza strutturale: i tre oggetti sono rintracciabili seguendo delle antiche leggende, ma è chiaro fin da subito che lo stregone che accompagna la protagonista sappia nei minimi dettagli cosa fare per recuperarli, dove andare, quali difficoltà ci saranno e come superarle. Non è l’unico poi: nel corso della storia altri monaci, nobili e viaggiatori aggiungeranno dei pezzi all’interpretazione delle leggende e emerge come queste siano davvero sapere popolare, note a quasi tutta la popolazione. Sorge dunque spontanea la domanda: se questi oggetti sono così potenti, di origine divina e soprattutto molti sanno perfettamente cosa bisogna fare per andarli a prendere perché le leggende che li riguardano sono di dominio pubblico, come mai nessuno l’ha mai fatto prima o l’ha mai tentato e, ancora peggio, come mai la maggior parte della gente è convinta che non esistano? 

Ammettiamo pure che la maggior parte della gente conosca le leggende a livello superficiale e non sappia propriamente quali passi si debba compiere per recuperarli, okay, ma allora è davvero troppo conveniente che tra tutti lo stregone in questione sappia proprio tutto e possa guidare la protagonista passo passo perché combinazione è esperto in materia…


Come se non bastasse, da metà in poi il romance diventa l’obiettivo principale della storia e la motivazione che spinge la protagonista a fare qualsiasi cosa. Non essendo io particolarmente investita nella storia d’amore tra i due protagonisti (anche a causa dei protagonisti stessi, ma ci arrivo tra un attimo), l’ho trovato particolarmente noioso e il linguaggio usato dall’autrice che ricorda un po’ una fanfiction - quindi frasi ad effetto totalmente a caso, patetiche e irrealistiche, che forse possono emozionare i più giovani e ingenui, ma sicuramente non i lettori navigati - non ha aiutato.


Chiudo criticando amaramente i due protagonisti. Da un lato lo stregone di corte, servo dell’Imperatore, uomo che ha vissuto mille anni e si comporta comunque come un ragazzino, dall’altro la nostra sarta Mila. Mila è tra le protagoniste più banali, insulse, stupide, patetiche e molli di sempre (se avete letto La Stirpe della Gru e la protagonista vi stava antipatica, ecco, siamo lì). La classica ragazzina nata povera, ma pura di cuore che pur avendo sperimentato le ingiustizie e la spietatezza della guerra e averne passate di tutti i colori a causa della stessa, crede nella meritocrazia, nel vero amore e nella giustizia che alla fine premia gli onesti. Per citare Ilenia Zodiaco, ma il realismo? Come se non bastasse, non è esattamente una cima e anche le deduzioni più banali sembrano al di là della sua portata. Per carità, non dubito che ai lettori più ingenui possa andare bene una protagonista del genere, appena caratterizzata e identica alle protagoniste insulse di centomila altri YA, ma io ci vedo semplicemente un considerare i giovani lettori degli stolti che non richiedono dei personaggi ben costruiti ed è il peggiore dei crimini quando si parla di YA. Ciò è ancora più evidente se consideriamo che Mila, senza addestramento e senza aver mai combattuto ne praticato sport in vita sua, è in grado di combattere come se fosse stata addestrata ed in un passaggio del libro è persino in grado di fare quello che fanno i palombari, ma senza tuta. Ma per favore…


Nel caso non fosse chiaro, per me è un grade no. Si legge molto in fretta, certo, ma risulta davvero una storia inconsistente, un po' banale e scritta grossolanamente. Spero si riprenda con il secondo.


Verdetto: 


★★½


A presto e grazie per aver letto il mio sfogo,

Rainy

8 commenti:

  1. Purtroppo concordo con te, non avrei saputo dirlo meglio

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  2. Sono molto indecisa su questo libro, ma dopo la tua recensione credo che ci penserò due volte prima di prenderlo!

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    1. Come sempre io e poche altre siamo voci fuori dal coro, ma se hai gusti affini ai miei stai alla larga!

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  3. ecco vedo che confermi il mio scetticismo iniziale. diciamo che non fa priprio per me.

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    1. Oserei quasi dire che non fa per nessuno ahaahahah fatta eccezione per la scorrevolezza che senza dubbio è un pregio, ma sicuramente non è l'unico ad essere scorrevole...

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