28 settembre 2023

Recensione: 'Una Vita Come Tante' - Hanya Yanagihara

Buongiornissimo kaffè, amici,

torniamo dopo un bel po’ di tempo su questi schermi per parlare di una delle uscite più chiacchierate dell’ultimo periodo: Una Vita come Tante, successo planetario da 1100 pagine.


Trama



In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l'uno all'altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all'inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall'ambizione. Willem, dall'animo gentile, vuole fare l'attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell'arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l'affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell'autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell'amicizia. Come accade di rado, da una inconsueta immaginazione narrativa si è distillato un oggetto singolare: un romanzo classico e al tempo stesso modernissimo, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente umanità.



Recensione


Parlare di questo libro è molto difficile, perché visto il suo successo sono piovuti in ugual misura lodi e critiche. Tra chi l’ha amato e chi invece l’ha ritenuto sopravvalutato, si sono viste decisamente tutte le opinioni (perlopiù critiche ultimamente), ma una cosa sembra unanime: è molto difficile che questo libro abbia lasciato indifferenti.


Una Vita Come Tante è la storia di quattro amici, Jude, Willem, JB, Malcom (in teoria, ma in pratica è la storia di solo due di loro ossia Jude e Willem) che seguiamo per circa 30 anni dal prestigioso college di New York che frequentano all’età adulta e allo sviluppo delle rispettive carriere. Sono quattro, ma non potrebbero essere più diversi tra di loro nel carattere e nella scelta delle professioni, rispettivamente avvocato, attore, artista e architetto, che perseguiranno con talento, determinazione e in maniera incredibilmente brillante, entrando di diritto nel cerchio dei migliori nei propri rispettivi campi (Jude scalerà i ranghi dello studio legale dove lavora fino ai vertici, Willem raggiungerà la fama internazionale da attore, JB diventerà un artista di incredibile successo, Malcom un architetto con uno studio proprio con fior fior di clienti). Intorno ai quattro si muovono altri personaggi ugualmente brillanti che completano le vite dei nostri eroi e costituiscono un vero e proprio circolo elitario di ex-studenti di università prestigiose e ora professionisti di successo che si muove nella scena newyorkese. Come ho detto però, parlare dei quattro amici è un presupposto del tutto teorico, perché in realtà il libro si concentra in grossa parte su Jude - all’80% - e su Willem, per il restante 20%. JB e Malcolm sono preso relegati a figure secondarie, in un qualche modo importanti, ma non fondamentali quanto Willem e soprattutto Jude, il vero perno del libro. Infine, giusto per contestualizzare, Una Vita Come Tante non è collocato precisamente nel tempo, anzi, manca un qualsiasi riferimento ad un presidente, un avvenimento storico, una notizia degna di nota, che setta il libro in una sorta di eterno presente concentrando la narrazione esclusivamente sulle vite dei protagonisti e sulla loro evoluzione.


La narrazione è incredibilmente lenta, dopotutto stiamo parlando di un libro di 1100 pagine, e in un qualche modo anche depistante. Infatti, i primi capitoli sono dedicati agli anni del college e Una Vita Come Tante sembra volersi sviluppare come un qualsiasi romanzo di formazione di studenti in procinto di laurearsi e di affacciarsi al mondo del lavoro, persi in un caotico mix di delusioni lavorative, relazioni, amicizie perdute, sfide personali e professionali e difficoltà economiche. Ben presto però ci si rende conto che c’è qualcosa di più, che i personaggi principali sebbene sembrino dei normalissimi studenti in realtà nascondono un passato particolare, Jude soprattutto, e che la storia si concentrerà inevitabilmente su di lui.



Il punto di forza del libro è ovviamente la storia di Jude, un personaggio con un’infanzia e un’adolescenza alle spalle continuamente costellate di soprusi, crudeltà, abusi. Jude è un personaggio che ha sofferto in maniera indicibile e difficilmente immaginabile ed è perciò diventato, sebbene sia un uomo brillante e abbia tutte le carte in regola per vivere una vita fenomenale, un adulto distrutto, segnato sia psicologicamente sia fisicamente dal passato, incapace di lasciarselo alle spalle e godersi il successo ottenuto una volta cresciuto. Una Vita Come Tante è quindi un libro sulla mancata elaborazione del trauma e di come questo impedisca a persone che apparentemente nella vita hanno vinto tutto, che hanno vite incredibilmente poco comuni in quanto a privilegi e successi conquistati con una carriera brillante, di andare avanti e accettare di avere - e meritare - una vita ora migliore. Sono state dette tante cose su questo libro, prima di tutto che è una spettacolarizzazione del dolore senza motivo, che non c’è limite alla pornografia del male che l’autrice sceglie di fare per infierire su Jude e per turbare il lettore e che questo non ha vera ragione di essere. Beh, non sono d’accordo. Secondo me Una Vita Come Tante funziona proprio perchè non c’è limite al dolore che Jude deve affrontare e ciò funziona ancora meglio proprio perchè in contrasto con la spettacolare vita che Jude si è costruito. Tutti intorno a lui sono persone di grande successo e talentuose, lui stesso lo è, e nonostante ciò non è assolutamente in grado di goderne né di accettare che questa vita così spettacolare sia la sua vita, ora. Il personaggio di Jude è struggente ed efficace proprio per la contrapposizione tra il suo passato così brutale e la sua vita attuale così spettacolare e perchè ci ricorda continuamente che oltre alle vite che comunemente conosciamo, ci sono anche vite terribili, di persone a cui accadono cose atroci che raramente vedono la luce del sole. Tale confronto credo non funzionerebbe allo stesso modo se uno dei due aspetti messi a paragone fosse meno polarizzato. 


Intendiamoci, non è tutto oro quello che luccica. Sebbene infatti ritenga il personaggio di Jude meravigliosamente complesso, i presupposti della grande amicizia tra i quattro protagonisti sono un po’ deboli. Infatti, Jude è sempre presentato come un personaggio che ha difficoltà a parlare del suo passato e che per buona parte della sua vita semplicemente si rifiuta di farlo. I suoi amici quindi affronteranno quasi tutta la vita senza sapere cosa gli è successo e questa mancanza di intimità è secondo me l’esatto presupposto che avrebbe impedito all’amicizia tra i quattro di svilupparsi nel modo così profondo che il libro descrive. In mancanza di queste confidenze, dell’intimità, della vicinanza personale, i quattro non sarebbero riusciti ad avvicinarsi così tanto a Jude e a costruire il rapporto di amicizia che è il pilastro portante del libro. Inoltre, è vero che i quattro amici sono troppo perfetti, troppo di successo, troppo intelligenti, troppo campioni nei propri rispettivi campi e una serie di tematiche reali che senza dubbio sono presenti nella società (es., il razzismo o l’omofobia) sono del tutto trascurate, ma ritengo si possa passare sopra a questo elemento di completo irrealismo in quanto serve a far emergere - di nuovo - per contrasto la profondità del trauma di Jude, contrapposto alla perfezione totale o quasi dei suoi amici. Proprio questo elemento è anche dietro al lasciar correre sulla mancanza di riferimenti storici, alla fine non sono il focus del romanzo, non sono importanti, e sebbene la loro assenza sia fastidiosa purché è chiaramente una scelta molto comoda e di convenienza, è una scelta tollerabile.


Va detto che comunque non è un libro perfetto. Prima di tutto perché è troppo lungo e ci sono innumerevoli scene che avrebbero tranquillamente potuto sparire senza intaccare la narrazione. In secondo luogo, perchè sul finale si perde. Il finale, che per moltissimi lettori non ha funzionato, è un’ulteriore sberla in faccia al lettore, che però rovina parzialmente il significato del libro. Una Vita Come Tante è infatti dedicato al peso del passato e a quanto sia difficile superare i traumi, di come per quanto si abbia successo, l’ombra del dolore possa non andare mai davvero via e di conseguenza di come non ci sia speranza di rinascita e rivincita se questo accade. L’assenza di speranza è il tema centrale del romanzo e un finale ugualmente tragico, ma differente, avrebbe sposato a pieno questa tematica. Viceversa, l’autrice decide di inserire un colpo di scena molto prevedibile che però sembra quasi prendere in giro il lettore e dirgli apertamente che sebbene ci sia una pallida speranza di rinascita, il motivo per cui questa non si realizzerà non è la pesantezza del trauma e ogni altro filo conduttore costruito nel corso delle prime 1000 pagine, bensì un motivo decisamente più banale che non spoilero. Il finale è quindi un finale che lascia disorientati, che fa esclamare ‘ah così di botto, tutto qui?’, che paradossalmente frena bruscamente la narrazione dopo che l’autrice per 1000 pagine si impegna per costruire un certo tipo di messaggio e che lascia inevitabilmente con l’amaro in bocca e più di una perplessità. Sarebbe stato più incisivo se avesse proseguito sulla stessa linea e portato a compimento il tema della mancata elaborazione del trauma come sembra fare per tutto il romanzo. 


E’ però un libro che per la sua pesantezza e il suo affrontare con lucidità la violenza secondo me merita di essere letto. Sicuramente è difficoltoso da affrontare, non solo per la mole, ma anche e soprattutto perché non risparmia dettagli violenti senza indugiare nell’orrido o nel grottesco, ma limitandosi a narrare con lucidità e oggettività i soprusi che Jude subisce e restituendo quindi un’immagine realistica e per questo brutale e a volte difficile da digerire (giustamente) degli abusi. Non fatevi scoraggiare dalla mole né dalla brutalità di quello che racconta. E’ impossibile che vi lasci indifferenti, infatti, credo, e se siete appassionati di storie di vita vera che affrontano anche tematiche difficili, sicuramente fa per voi. 


A presto dunque!

Rainy

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