Buongiorno, amici!
Ce l’abbiamo fatta: siamo qui per recensire l’ultimo capitolo della grande serie che è stata il Grishaverse. Se mi avete seguito in questo viaggio meraviglioso, siamo finalmente giunti all’ultimo atto.
Se invece è la prima volta che leggete il mio parere su questa serie, permettetemi di rimandarvi alla recensione dei primi due capitoli, Tenebre e Ossa e Assedio e Tempesta.
Ringrazio la CE Mondadori per avermi permesso di organizzare l’evento e ringrazio le fantastiche compagne di viaggio che mi hanno accompagnato attraverso il secondo e il terzo libro, love a tutte voi!
Un bel respiro e iniziamo!
Trama
“Disprezza il tuo cuore.” Era quello che volevo. Non volevo più essere in lutto, soffrire per qualche perdita o per i sensi di colpa, o per la preoccupazione. Volevo essere dura, calcolatrice. Volevo essere impavida. Fino a poco prima mi era sembrato possibile. Ora ne ero meno sicura.
L’Oscuro ha ormai esteso il suo dominio su Ravka grazie al suo esercito di creature mostruose. Per completare i suoi piani, gli manca solo avere nuovamente al suo fianco Alina, la sua Evocaluce.
La giovane Grisha, anche se indebolita e costretta ad accettare la protezione dell’Apparat e di fanatici che la venerano come una Santa, non ha perso però le speranze: non tutto è perduto, sempre che un certo principe, sfacciato e fuorilegge, sia sopravvissuto, e che lei riesca a trovare la leggendaria creatura alata di Morozova, la chiave per liberare l’unico potere in grado di sconfiggere l’Oscuro e distruggere la Faglia. Per riuscirci, la potente Grisha dovrà tessere nuove alleanze e mettere da parte le vecchie rivalità. Nel farlo, verrà a conoscenza di alcuni segreti del passato dell’Oscuro che getteranno finalmente luce sulla natura del legame che li unisce e del potere che l’uomo esercita su di lei.
Con una nuova guerra alle porte, Alina si avvia verso il compimento del proprio destino, consapevole che opporsi all’ondata di crescente oscurità che lambisce il suo paese potrebbe costarle proprio quel futuro per cui combatte da sempre.
Recensione:
Bisogna subito mettere in chiaro che ho un grande debito nei confronti di questo libro e sono qui per saldarlo. Come ormai avrete capito, infatti, questa era una rilettura, rilettura di un libro che ho letto in inglese e controvoglia due anni fa, quando dato il mio livello di inglese di allora sarebbe stato meglio non farlo.
Morale della favola, all’epoca l’ho apprezzato davvero poco e la mia recensione è stata piuttosto tiepida. Il sentimento che prevaleva era il sollievo per aver finalmente concluso la trilogia, ma la scrittura di Leigh Bardugo era sicuramente troppo difficile per la sottoscritta di due anni fa e dunque il mio parere è stato inevitabilmente falsato a causa della barriera linguistica.
Il libro che mi era parso così pesante in inglese, è volato via in due giorni nella mia lingua madre e quindi oggi sono qui a pagare pegno e ad ammettere che la mia vecchia recensione non riflette più il mio parere su Rovina e Ascesa. Come con il secondo capitolo, quindi, andrò a riprendere stralci di quella recensione e a commentari in virtù di questa rilettura.
La prima e più vecchia recensione verrà poi definitivamente eliminata. Perdonami, Leigh, non sapevo quello che facevo.
Se siete freschi di Assedio e Tempesta, sapete dove ci siamo lasciati: Alina è nelle mani dell’Apparat, nascosta dall’Oscuro che guadagna forza e potere e consolida sempre più il suo controllo su Ravka. E’ indebolita, senza poteri, reduce da un sacrificio senza precedenti che le ha fatto capire l’enorme prezzo che esercitare la magia della creazione della vita richiede e, sempre più isolata, non può che tentare di recuperare le forze prima di andare a cercare il terzo amplificatore di Morozova, l’uccello di fuoco, unica arma che pare la renderebbe sufficientemente forte da sconfiggere il nemico.
Bene, cosa pensavo due anni fa di questo libro?
“Come ogni libro finale che si rispetti, naturalmente, la trama deve evolversi dal punto di stallo che si è (inevitabilmente) creato alla fine del secondo libro per condurre al lieto fine spargendo un po’ di sangue qua e la e uccidendo qualche personaggio così, per far soffrire i lettori.”
E’ vero: questa serie non è recente, quindi presenta tutti i punti salienti dello sviluppo di trama classico di un fantasy. L’abbiamo già detto e rimane vero e questo terzo libro non fa eccezione. C’è la risoluzione dello stallo, c’è il viaggio finale che traghetta al lieto fine più o meno sofferto, ci sono gli inevitabili sacrifici lungo il cammino. La pecca aggiuntiva di questo finale è che c’è ancora molta carne al fuoco e ahimè il libro conta solamente 288 pagine. Molte sono le cose che vengono risolte nel corso del libro e i nodi vengono al pettine in maniera precisa, ma spesso troppo affrettata. E’ quindi un libro frettoloso in alcuni punti, spesso anche parecchio, e con risoluzioni a volte un po’ improbabili o fantasiose, ma d’altronde non potrebbe essere altrimenti data la sua lunghezza.