Buongiorno, cari lettor*!
Oggi vi parlo di una graphic novel un po’ particolare su un argomento di cui si parla troppo poco. Mi riferisco a La Sostituta, edito Beccogiallo, che affronta il tema dell’amore e dell’istinto materno e del difficile adattamento post-partum.
Ringrazio la casa editrice Beccogiallo per la copia e Giorgia per aver organizzato l'evento!
Trama
«Non sono più quella che ero prima e non sono ancora quella che devo diventare.»
Marketa e Clovis, innamorati pazzi, aspettano un bambino. Ma il parto segna la fine della favola… La nascita di Zoe non è come Marketa l’aveva immaginata, e l’istinto materno tarda a manifestarsi. Marketa non riconosce più il suo corpo e, nello stesso tempo, si sente smarrita davanti a questa neonata così indifesa di cui ormai è responsabile.
Riuscirà a sentirsi madre? Ad amare la sua bambina? A smettere di pensare che una sostituta farebbe meglio di lei?
Recensione
Vorrei iniziare questa recensione proponendovi un piccolo pezzo di Il Mostruoso Femminile - Il Patriarcato e la Paura dele Donne di Jude Ellison e Sady Doyle che ci aiuta a introdurre il tema di cui parliamo oggi.
“Siamo portati a credere che la famiglia nucleare, guidata dalla figura paterna, non solo sia naturale o necessaria, ma sia anche l’unica via possibile per una felicità duratura; di contro le madri single o le coppie senza figli sembrano inappagate e infelici […]. L’idea che una donna possa essere etero, sposata, circondata da bambini e comunque trovare la vita fondamentalmente vuota è una minaccia, soprattutto perché mette in discussione la “naturale” spontaneità dell’essere madre.
«Nonostante le nostre intenzioni liberali, la madre che non ama i suoi figli è ancora considerata un’aberrazione» scrisse la femminista francese Élisabeth Badinter nel 1980 in L’amour en plus. «Siamo pronti a giustificare tutto piuttosto che ammettere il fatto in tutta la sua brutalità.» […]
Il celebre psicologo infantile Bruno Bettelheim indirizzò una lettera di protesta al suo [di E. Badinter] editore americano, […]. «Ho una certa esperienza con l’assenza di istinto materno» scrisse, ma lasciare che quelle madri scoprano di non essere sole «avrebbe rimosso il senso di colpa che provavano nel rifiutare i propri figli, l’unica protezione possibile per quei bambini».
Non capita spesso che il patriarcato scopra così le sue carte, ma ecco qui: come si fa a tenere Mamma al suo posto? Senso di colpa e nessuna possibilità di gioia. Le donne dovevano essere relegate alla gravidanza e all’educazione dei figli, e se quei ruoli non le rendevano felici, dovevano credere che erano loro ad avere qualcosa di sbagliato. […] Forse la famiglia patriarcale non funziona, non ha mai funzionato, e non potrà mai farlo; forse l’unico modo in cui può sopravvivere è sfruttando le donne come risorse a cui far svolgere un lavoro non retribuito, opprimendole e additandole come pazze o cattive se si lamentano.
Forse. Ma nel frattempo ogni sitcom o libro di fiabe in cui ci imbattiamo racconta la stessa storia: Papà, Mamma e Bambino, la loro felicità, la loro normalità, l’accettazione beata del proprio destino, che dopotutto è l’unico possibile. Le famiglie reali cercano di adeguarsi a questa narrazione, e le donne, confrontando la propria esperienza con un tale modello, decidono se odiarsi o meno, e vivono ricolme di quel senso di colpa che Bettelheim considerava necessario alla creazione di un’infanzia felice.” (Capitolo 6, Famiglia, Fun Home, p. 136-139)
Questo è il fulcro della graphic novel La Sostituta. Il modello patriarcale ci ha abituat* tutt* a pensare alla figura materna come ad una figura capace di amore incondizionato che è semplicemente dovuto al bambino, senza se e senza ma. Il bambino diventa il fulcro della vita della madre e ad ella è richiesto di annullarsi per il proprio figlio e amarlo incondizionatamente, perché è nata per quello e il suo istinto materno prevede questo. Non solo, la madre è anche tenuta a svolgere il proprio compito di madre in maniera egregia, senza mai lamentarsi, perché è quello il suo posto naturale e un qualcosa che ha di innato dentro di sé, ed è dunque tenuta ad accettare gioie e fatiche della maternità senza banfare, facendo sempre un lavoro impeccabile nonostante non esistano guide per imparare a fare il genitore. Ma cosa accade se questo amore non scatta e la madre si sente inadeguata al proprio ruolo? Cosa accade se la madre inizia a sentire il peso di questo compito, in una società che spesso riversa su di lei tutte le responsabilità del caso?
Molto semplicemente, la società la fa sentire terribilmente in colpa, inadeguata, non degna del dono della maternità (che ovviamente è visto come un dono e non altro) e via quindi allo scarso supporto nel fronteggiare depressione post-partum, scarsa autostima e accettazione di sé, spossatezza e un perenne senso di inadeguatezza e desiderio di dimostrare a tutt* di essere brava.
La Sostituta si colloca esattamente in questo contesto, con la protagonista Marketa neo-mamma che fatica a riprendere in mano la propria vita dopo la nascita di Zoe e con il mondo intorno a lei che si dimostra giudicante di ogni suo passo e che la induce a desiderare una ‘sostituta’ perfetta che si prenda cura di sua figlia come lei sembra non riuscire a fare. Marketa è circondata da persone che le vogliono bene, ma non riescono a capire il suo disagio; ha un marito meraviglioso, che però è presto richiamato al lavoro e viene così lasciata sola con le sue insicurezze e una nuova creatura di cui occuparsi. Questa graphic novel, arricchita della prefazione della dott. ssa e ginecologa Chiara Gregori, affronta quindi il tema di cui discutono anche Doyle e Ellison ne Il Mostruoso Femminile e lo fa con una delicatezza notevole. Soprattutto, questa graphic novel è una manna dal cielo, perché di questo tema si parla decisamente troppo poco e sempre con troppa superficialità, quindi ben venga che si cominci a mettere in discussione la componente ‘amore materno dovuto’ e si analizzi più in profondità il ruolo della madre nella nostra società, figura molto spesso lasciata allo sbaraglio.
Dalla lenta presa di coscienza che ora c’è un terzo essere umano di cui occuparsi, al confronto con il proprio corpo che è cambiato, all’orrore e al senso di inadeguatezza perché tutto sembra così difficile, al non piacersi, al perenne paragonarsi con mille altre donne tutte più brave e belle di lei, alla consapevolezza che un passo alla volta ce la si fa: questo libro ha tutto ed è una disamina fatta con attenzione della realtà che colpisce tante donne, ma che sembra sempre passare in sordina come fenomeno isolato.
Certo, anche in questa graphic novel si sarebbe potuto affondare il coltello più a fondo e insistere maggiormente e con più crudezza sulla drammaticità della depressione post-partum e dell’incapacità della nostra società di comprendere una neo-madre in difficoltà, ma che si inizi finalmente a sdoganare il tema è comunque un segno incredibilmente positivo.
Per ora va bene così e, anzi, ci vorrebbero molte più opere come La Sostituta, quindi daje tutta.
Passate anche dalle mie colleghe!
A presto,
Rainy
Concordo su tutto, avevamo bisogno di una graphic novel come questa per sdoganare argomenti ancora considerati un tabù!
RispondiEliminaParole sante e ce ne fossero di più!
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