Buongiorno, amici e… Benvenuti ad una recensione che francamente ho sempre temuto di scrivere.
L’occasione è grazie alla CE Mondadori che ringrazio e alle mie splendide colleghe l’arrivo in Italia di Ready Player Two, seguito del celebre Ready Player One (RPO per brevità).
RPO è un libro che per tanti lettori ha un posto davvero speciale nel cuore, anche per la sua storia editoriale travagliata (per dire, io ho un’edizione ISBN - CE ormai fallita - del 2011 acquistata su Ebay sotto consiglio di non so chi ben prima che Spielberg ne facesse una trasposizione e Cline decidesse di scrivere un sequel), e io sono una di essi. Quindi scrivere questa recensione è difficile, perché non è la mia prima rilettura e perché la storia è inevitabilmente speciale, per me come per tanti altri.
Quando quindi è stata annunciata la traduzione del secondo capitolo da mamma Mondadori, beh, dire che ho fatto un salto sulla sedia è dire poco e quindi eccoci qui, alla prima tappa dell’evento dedicato alla duologia. Carissimi, benvenuti, e spero per molti bentornati, su Ready Player One.
Trama
Il mondo è un brutto posto. Wade ha diciotto anni e trascorre le sue giornate in un universo virtuale chiamato OASIS, dove si fa amicizia, ci si innamora, si fa ciò che ormai è impossibile fare nel mondo reale, oppresso da guerre e carestie. Ma un giorno James Halliday, geniale creatore di OASIS, muore senza eredi. L'unico modo per salvare OASIS da una spietata multinazionale è metterlo in palio tra i suoi abitanti: a ereditarlo sarà il vincitore della più incredibile gara mai immaginata. Wade risolve quasi per caso il primo enigma, diventando di colpo, insieme ad alcuni amici, l'unica speranza dell'umanità. Sarà solo la prima di tante prove: recitare a memoria le battute di Wargames, penetrare nella Tyrell Corporation di Blade Runner, giocare la partita perfetta a Pac-Man, sfidare giganteschi robot giapponesi e così via, in una rassegna di missioni di ogni tipo, ambientate nell'immaginario pop degli anni '80, a cui OASIS è ispirato.
Recensione
Molte meno persone di quanto vorrei sono familiari con il mondo di Ready Player One e credo che oltre all’essere un grande storia di avventura videoludica, il libro possa essere definito un’ode e una profonda dichiarazione d’amore al mondo dei primi videogiochi, alla genesi della cultura videoludica e alla cultura pop degli anni ’80 e ’90.
Il contesto, se siete familiari con il mondo dei MMORPG - videogiochi di ruolo immensi rivolti ad un pubblico di massa che si giocano online - e dei film, libri e anime a loro dedicati, immaginate Ready Player One come Sword Art Online. Nel mondo di RPO, povertà, inquinamento climatico, disuguaglianza dilagano e l’unica fonte di svago per la stragrande maggioranza della popolazione è OASIS, un colossale MMORPG che mischia elementi di fantasy, fantascienza, cinema e musica dove ogni giocatore può essenzialmente fare quello che vuole ed essere chi vuole.
Il nostro protagonista, Wade, è un appassionato di videogiochi e ricorre spesso ad OASIS come fonte di svago dalla sua vita in un sobborgo americano estremamente povero e da vero fan di Halliday, creatore di OASIS, si lancia nella caccia al tesoro indetta da Halliday per trovare un Easter Egg nascosto proprio dentro OASIS dal suo fondatore.
Cline è un videogiocatore ancora prima di essere uno scrittore, è chiaro, ed è altrettanto chiaro che il suo cuore trabocca di passione per gli anni a cui fa culturalmente riferimento nel libro con musica, film e libri e proprio questo rende la storia estremamente autentica. Da mera caccia al tesoro, ben presto Ready Player One si trasforma quindi in una lotta collettiva per salvaguardare la purezza del mondo dei videogiochi e preservare il loro essere un porto sicuro e una fonte di svago che va oltre le distanze geografiche e le differenze sociali, dove chiunque è profondamente libero, ben più di quanto possa essere nella vita reale. Si respira un forte sentimento comunitario, che lega i videogiocatori nel loro insieme perchè oltre le differenze si percepisce un comune fondamentale attaccamento alla pratica del videogiocare in sé, indipendentemente dallo stile di gioco, dal genere preferito, dall’età anagrafica. Chi cerca di alterare questo equilibrio e di trasformare il videogioco in una fonte di puro reddito snaturando OASIS e la sua componente sociale è immediatamente identificato come un nemico e lo scontro è inevitabile.
E’ poi un libro estremamente scorrevole, non privo di colpi di scena, ma comunque leggero, facile da leggere, e la sua lunghezza non eccessiva lo rende una lettura di svago perfetta. Allo stesso tempo, in svariati punti Cline inserisce dei piccoli enigmi e indovinelli da risolvere nel contesto della caccia al tesoro ed è sempre divertente per il lettore provare ad immedesimarsi in Wade e cercare di trovare la soluzione insieme a lui.
Non è sicuramente il libro dell’anno, alcuni plot-twist sono davvero davvero convenienti e svariati punti avrebbero potuto essere approfonditi, vedi le problematiche legate all’usare un videogioco come unica fonte di intrattenimento mentre il mondo va a rotoli di fatto condannandolo, vedi il rischio di riunire una community tossica ed elitista e vedi l’asocialità e i problemi fisici e mentali che derivano dal videogiocare estensivamente, problematiche quantomai significative che sono state esplorate in altre opere sul generis, ma che qui non trovano spazio, perché Cline si concentra esclusivamente sull’evidenziare i lati positivi, accattivanti, colorati, POP, dei videogiochi e della cultura videoludica senza metterli mai in discussione. Ci sarà spazio per approfondire queste problematiche nel sequel?
Allo stesso tempo va riconosciuto che Cline si rivolge con grande efficacia alla nicchia di nerd appassionati o nati in quegli anni e fan dei videogiochi e riuscendo a convogliare quel sentimento di affetto e a trasformarlo in una storia.
Insomma, se cercate un libro leggero da leggere in estate, RPO fa per voi.
Se cercate un libro che parli di videogiochi stuzzicando il vostro intelletto e la vostra memoria, ma al contempo intrattenendovi, RPO fa per voi.
Se cercate un libro che attinga a piene mani dalla cultura pop anni ’80/’90, RPO fa per voi.
Se cercate un libro che discuta del distaccamento dalla realtà, che denunci la tossicità di alcune community, che parli dei problemi legati all’immersione prolungata in una realtà virtuale e dell’isolamento e delle conseguenze sul fisico e sulla società che ne derivano, allora RPO non è il libro per voi.
Verdetto:
Splendidamente nostalgico, manca qualche approfondimento.
Ta-dah!
Rainy
Questo romanzo mi ha sempre intrigato molto, ma per un motivo o per un altro non gli ho mai dato una chance. Conto però di farlo molto presto, anche perché vorrei recuperare il film ... ma non lo farò finché non ho prima letto il libro da cui è stato tratto ahah
RispondiEliminaE fai bene! Il film è carino, Spielberg è sempre fenomenale, ma il libro è un'altra cosa e per altro si legge in un pomeriggio o due!
Elimina