Buongiornissimo amici,
benvenuti alla seconda parte di questo evento dedicato all’iconica duologia di Ready Player One firmata dal caro Ernest Cline.
Come sapete se avete letto la mia precedente review, Ready Player One è una storia molto cara al mio cuore e al mio background da fan del mondo videoludico. Non potevo dunque esimermi dal leggere il sequel! Sarà stato piacevole come per il primo? Spoiler: no.
Inutile precisare, però, che andremo con ordine. Grazie alla CE Mondadori per la copia digitale.
Trama
Pochi giorni dopo aver vinto la gara voluta da James Halliday, il fondatore di OASIS, Wade Watts fa una scoperta che potrebbe trasformare radicalmente l’esistenza di tutti.
Nascosto in uno dei caveau di Halliday, e che attende solo di essere trovato dal suo erede, c’è un dispositivo tecnologico che, ancora una volta, potrebbe cambiare il mondo, rendendo OASIS mille volte più straordinario (e in grado di generare una dipendenza ben maggiore) di quanto lo stesso Wade possa aver mai sognato.
Ben presto arrivano però anche un nuovo indovinello, una nuova missione – un ultimo Easter egg di Halliday, che potrebbe condurre a un non meglio precisato premio – e un inaspettato nuovo rivale, incredibilmente potente e pericoloso. Uno che, per ottenere ciò che vuole, sarebbe disposto a uccidere milioni di individui.
Affettuosamente nostalgico, sfrenatamente originale come solo Ernest Cline poteva immaginarlo, Ready Player Two ci trascina in una nuova avventura ricca di azione, fantasia e divertimento all’interno del suo amatissimo universo virtuale, proiettandoci così, ancora una volta in modo spettacolare, nel futuro.
Recensione
Questo libro è un po’ un disastro, non c’è bisogno di girarci intorno. Molto probabilmente qualcuno (immagino vicino a Steven Spielberg) ha chiamato Ernest chiedendogli di scrivere un secondo libro così che si potesse fare un secondo film in un futuro non troppo lontano. Ernest non aveva granché voglia, dunque ha riciclato quello che secondo lui ha funzionato meglio nel primo e l’ha rimescolato un po’ per buttarlo nel secondo, aggiungendo ogni tipo di spiegazione necessaria a dare ai lettori l’impressione di non aver mai lasciato questo mondo e riempire così il buco tra la fine del primo libro e l’inizio del secondo. Purtroppo è chiaramente un’operazione fatta per soldi e non per passione.
Abbiamo lasciato il primo tra stelle e arcobaleni e sebbene alcune tematiche fossero un po’ deboline e trattate un po’ alla leggera tutto sommato funzionava. Questo secondo libro prende il meglio e il peggio di Ready Player One (la caccia al tesoro, il nozionismo, la storia d’amore a caso, il ruolo di puro svago di OASIS) e tenta di riproporlo ai lettori mischiandolo con altre nuove tematiche. Il problema è che il meglio di RP1 ormai non è più nuovo quindi non è più nemmeno così eccitante e il le nuove tematiche aggiunte sono per certi versi problematiche. Onestamente, in effetti, mi chiedo con che coraggio si sia potuto pensare che una storia scritta con così poco sforzo e così poca passione potesse soddisfare le aspettative.
I problemi di questo sequel sono riconducibili a:
01. Wade
Il protagonista è diventato miliardario, okay, ma ha anche guadagnato in petulanza e ingenuità. A lui sono affidate alcune delle scelte più importanti del libro e se è vero che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, allora Wade non si merita tutto il denaro che ha. E’ diventato ingenuo, sconsiderato, menefreghista, superficiale e si è montato la testa. Non pensa all’implicazione delle proprie azioni e da vero privilegiato egoista non si rende conto che le sue risorse potrebbero davvero fare una differenza sostanziale nel mondo e per centinaia di migliaia di persone senza impoverirlo minimamente. Per altro, essendo lui stato uno di quei ragazzini poveri che trovavano in OASIS l’unica fonte di svago, ci si aspetterebbe che il suo impegno per salvare altre persone come lui dalla povertà fosse quintuplicato…
Come se non bastasse, Wade assume quell’atteggiamento da ragazzino viziato che siccome ha tutti quei soldi si erge al di sopra di tutto e tutti anche della legge. Più volte nel libro, infatti, non esita a infrangere la privacy dei giocatori di OASIS e tot leggi federali per i suoi scopi o per soddisfare la sua curiosità, giustificandosi con un “solo questa volta dai” o “perché si, il fine giustifica i mezzi”. Poi quando le conseguenze di queste azioni discutibili diventano palesi si stupisce che la gente reagisca in malo modo…
02. Trama
Troppo affrettata, troppo approssimativa, compressa in tempi assolutamente irrealistici. Vi basti pensare che la quest del primo libro dura mille volte più di quella del secondo libro e si stava parlando di 3 chiavi e 3 porte, mentre qui si parla di 7 schegge, quindi quasi comparabile.
Ma c’è di più: la prima scheggia - sempre parte di una nuova mirabolante caccia al tesoro indotta da Halliday - viene recuperata in 3 anni, le altre 6 in 12 ore. Come? Perché c’è sempre qualcuno che molto convenientemente è un esperto del riferimento culturale degli anni ’80 che serve sapere a menadito per poter recuperare l’indizio. Molto comodo, già.
03. Problematicità
Purtroppo RP2 non è estraneo ai problemi, basta esserne ben consci quando si decide di approcciarsi alla lettura.
Al personaggio di Kira viene riservato un trattamento che ha tutte le caratteristiche della violenza e questo comportamento viene condannato solo leggermente. Si prende coscienza di come il fondatore di OASIS non sia questo cavaliere senza macchia e senza paura come si pensava, ma non c’è un vero e proprio distaccamento da quello che ha compiuto nei confronti di Kira ‘per amore’ (una violenza bella e buona, ripetiamolo) e direi che non ci siamo. Per di più, l’intero libro perpetra quell’abuso e quella violenza, perchè la caccia al tesoro principale del romanzo è basata su di essa. Per di più, è una quest che punta a portare quella violenza a pieno compimento anche se Wade si distanzia da ciò che Halliday ha fatto. Mio caro, le parole non bastano.
Ah, poi Aech parla in una maniera tipicamente stereotipata e direi che nel 2021 ci siamo anche rotti le balle di queste cose.
Ultimo, meno rilevante, mi sono fatta un giro su goodreads e molti evidenziano come alcune scene siano chiaramente scritte per essere belle se viste al cinema, meno se lette su carta e devo dire che concordo. La lotta contro i sette Prince è l’esempio perfetto a supporto di questa tesi.
04. Tematiche Non Approfondite
Si parla di copiare e clonare la mente umana in una versione digitale e su questo penso che Black Mirror avrebbe tanto da insegnare a Cline, perché il nostro caro autore non sfiora minimamente (chissà se per inesperienza, ingenuità o intenzionalmente) le problematiche etiche e morali legate alla clonazione di un essere umano in uno spazio online. Non solo, viene introdotto nel mondo un device che permette di immergersi totalmente in un videogioco come in Sword Art Online, quindi diventano parte del videogioco stesso e sfruttando la realtà aumentata e degli impulsi neurali per ‘essere davvero lì’, sentire quello che sentono i personaggi e muoversi liberamente come se si fosse davvero dentro OASIS. Questo naturalmente implica una serie di problematiche che vengono affrontate o con infinita superficialità (si veda ad esempio come vengono liquidati in poche righe senza fare nulla a riguardo i nuovi tipi di criminalità che nascono proprio perché le persone si inducono uno stato di incoscienza per poter giocare ad OASIS e sono quindi completamente indifese nella vita reale) o non vengono toccate (il problema di avere un clone non viene sfiorato, i problemi legati al rimanere incoscienti mentre il proprio cervello è attivo dentro OASIS e a come questo rappresenti un grande rischio e un’opportunità per nuovi terribili crimini non vengono menzionati. Di nuovo, Black Mirror aiuterebbe in questo caso). Il tutto per lasciare spazio ad un finale così zuccheroso e - di nuovo - superficiale da avermi fatto abbassare radicalmente il voto.
Vuoi trattare delle tematiche in maniera positiva e leggera perché i videogiochi sono la tua passione? Va benissimo, ma cerca di essere oggettivo e completo.
-
Quindi?
Quindi RP2 è un libro tutto sommato okay, che sicuramente è scorrevole e intrattiene, ma che ha davvero troppi troppi difetti che spesso prevalgono sui suoi aspetti positivi. Per me è un grande no, non lasciatevi trasportare dall’entusiasmo e fermatevi al primo, sorry, not sorry.
Verdetto:
Speravo in qualcosa di più.
Non dimenticate di passare dalle mie colleghe nei prossimi giorni!
Rainy
Purtroppo mi trovi d'accordo, ci sono molte tematiche buone ma che non vengono affrontate nel giusto modo e poi per metà libro avrei crepato di mazzate Wade, cade troppo in basso. Peccato perché lo stile di Cline mi piace molto ma ho trovato alcune parti molto lunghe e dettagliate e altre che invece lasciano cadere argomenti importanti nel vuoto :/
RispondiEliminaConcordo pienamente. Wade andrebbe preso a schiaffi più spesso, gli andrebbe tolta la metà dei soldi e andrebbe scosso per le spalle per la maggior parte delle scene in cui parla...
EliminaDiciamo che era meglio fosse uno stand-alone.