Buongiornissimo kaffè!
Benvenuti alla prima parte dell’evento dedicato alla duologia di Spin the Dawn, acclamato mix tra Mulan e Project Runway!
Siccome però i fantasy troppo acclamati ci fanno sempre storcere il naso (vedi La Stirpe della Gru) prima è meglio toccare con mano.
Inutile dire che anche in questo caso siamo di fronte a un bello, ma non balla.
Grazie a Nia per aver organizzato l’evento e alla CE Mondadori per la copia digitale in anteprima.
Trama
MAIA TAMARIN LAVORA COME cucitrice nella bottega del padre, un tempo rinomato sarto.
Ciò che desidera è diventare la migliore sarta del paese, ma sa che come donna il massimo cui può ambire è un buon matrimonio.
Quando un messaggero reale convoca a corte il padre, gravemente malato, Maia finge di essere suo figlio e si reca al Palazzo d’Estate al suo posto. Sa che perderebbe la vita se venisse scoperta, ma correrà il rischio per salvare la famiglia dalla rovina e diventare sarta imperiale. C’è però un problema: Maia è solo una dei dodici che aspirano all’incarico.
E nulla avrebbe mai potuto prepararla alla sfida che la attende: cucire tre abiti magici per la promessa sposa dell’imperatore, uno intessuto con la risata del sole, uno ricamato con le lacrime della luna e uno dipinto con il sangue delle stelle.
In compagnia di Edan, il misterioso stregone di corte, i cui occhi penetranti sembrano vedere oltre il suo travestimento, Maia intraprenderà un viaggio che la porterà fino agli estremi confini del regno, alla ricerca del sole, della luna e delle stelle. Ma troverà qualcosa che non avrebbe potuto mai immaginare
La Serie è composta da...
01. Spin the Dawn
02. Unravel the Dusk
Recensione
Purtroppo questa recensione sarà una mezza stroncatura. Spin the Dawn non è stato di certo il libro che mi aspettavo e dire che mi ha un po’ deluso è un eufemismo. Il problema principale della vicenda è sicuramente la scrittura dell’autrice, poco approfondita e poco dettagliata dove dovrebbe e insistente oltre l’inimmaginabile dove davvero non è necessario. Questo fondamentale problema si articola poi in numerosi altri sotto-problemi che spaziano dal worldbuilding alla costruzione dei personaggi fino ad arrivare alla trama in sé e per sé, che ricordo essere pubblicizzata come un retelling di Mulan incrociato con una competizione di cucito alla Project Runway, ma che se di Mulan ha qualche assonanza qua e là, di Project Runway ha solamente una competizione di cucito di cui vediamo poco e niente e che dura circa 10 pagine. Già.
La storia è divisa in due macro parti, una prima dedicata alla gara di cucito e una seconda dedicata alla ricerca di tre materiali impossibili (la luce solare, la luce lunare e il sangue delle stelle) per confezionare dei vestiti leggendari per la promessa sposa dell’Imperatore. Queste due parti sono legate molto male tra di loro, sembrano quasi due libri distinti e rivelano tutte le debolezze della scrittura della Lim.
Scendendo più nei dettagli, sicuramente uno degli aspetti maggiormente carenti del libro è il worldbuilding, pressoché inesistente e vagamente ispirato all’Antica Cina - cosa che però si evince solo da particolari inseriti a caso per ‘dare colore’ quali chiamare l’imperatore Figlio del Cielo e citare ogni tre per due panini al vapore e riso glutinoso. Se non fosse per questi dettagli del tutto trascurabili, il libro potrebbe essere ambientato ovunque nel mondo e la trama non ne risentirebbe. Come se non bastasse, l’autrice si appropria anche di altri elementi magici tipici del folklore di altri paesi (come i tappeti volanti) per risolvere comodamente situazioni difficili e aggiungere qualcosa di ‘esotico’, ma senza approfondire davvero nessuno degli elementi e questa è appropriazione culturale bella e buona.
Non è finita qui, però, perché il worldbuilding è talmente carente che delle ambientazioni vengono inserite solamente perché sono funzionali alla trama, non vengono propriamente intessute nella storia; un esempio? Il deserto. Premettendo che un deserto caldo non è propriamente un’ambientazione cinese, la presenza di un colossale deserto è qualcosa che determina profondamente lo sviluppo di un paese, la gestione delle risorse e la pianificazione urbana, per dire. Beh, nulla in questa storia fa presumere che ci sia un deserto, salvo poi farci capitare i due protagonisti completamente a caso nella seconda parte del libro per la ricerca dei materiali magici. Per contrasto, un esempio di worldbuilding fatto bene è la Faglia di Tenebre e Ossa, dove una zona così inospitale alla vita è fin da subito centrale nella storia, nell’organizzazione di Ravka e nella vita dei personaggi.
Chiudo dicendo che anche l’apparato religioso è appena accennato e avrebbe sicuramente meritato più approfondimento.
La trama è in sé è per sé un altro grande boh. Prometteva un’atmosfera esotica unita ad una storia avvincente di cucito e competizione, ma francamente ne è presente solo un pallido accenno. Ho già detto e ribadisco che del retelling di Mulan c’è poco e in questo vedo una grande occasione mancata di esplorare la determinazione e l’affermazione del proprio ruolo di donna in una società fortemente patriarcale. Allo stesso tempo, di vera e propria competizione di cucito, per quanto divertente, c’è ancora meno e quindi mi chiedo perché sia pubblicizzato per qualcosa che non è.
Nella parte di quest poi la trama rivela tutta la propria debolezza strutturale: i tre oggetti sono rintracciabili seguendo delle antiche leggende, ma è chiaro fin da subito che lo stregone che accompagna la protagonista sappia nei minimi dettagli cosa fare per recuperarli, dove andare, quali difficoltà ci saranno e come superarle. Non è l’unico poi: nel corso della storia altri monaci, nobili e viaggiatori aggiungeranno dei pezzi all’interpretazione delle leggende e emerge come queste siano davvero sapere popolare, note a quasi tutta la popolazione. Sorge dunque spontanea la domanda: se questi oggetti sono così potenti, di origine divina e soprattutto molti sanno perfettamente cosa bisogna fare per andarli a prendere perché le leggende che li riguardano sono di dominio pubblico, come mai nessuno l’ha mai fatto prima o l’ha mai tentato e, ancora peggio, come mai la maggior parte della gente è convinta che non esistano?
Ammettiamo pure che la maggior parte della gente conosca le leggende a livello superficiale e non sappia propriamente quali passi si debba compiere per recuperarli, okay, ma allora è davvero troppo conveniente che tra tutti lo stregone in questione sappia proprio tutto e possa guidare la protagonista passo passo perché combinazione è esperto in materia…
Come se non bastasse, da metà in poi il romance diventa l’obiettivo principale della storia e la motivazione che spinge la protagonista a fare qualsiasi cosa. Non essendo io particolarmente investita nella storia d’amore tra i due protagonisti (anche a causa dei protagonisti stessi, ma ci arrivo tra un attimo), l’ho trovato particolarmente noioso e il linguaggio usato dall’autrice che ricorda un po’ una fanfiction - quindi frasi ad effetto totalmente a caso, patetiche e irrealistiche, che forse possono emozionare i più giovani e ingenui, ma sicuramente non i lettori navigati - non ha aiutato.
Chiudo criticando amaramente i due protagonisti. Da un lato lo stregone di corte, servo dell’Imperatore, uomo che ha vissuto mille anni e si comporta comunque come un ragazzino, dall’altro la nostra sarta Mila. Mila è tra le protagoniste più banali, insulse, stupide, patetiche e molli di sempre (se avete letto La Stirpe della Gru e la protagonista vi stava antipatica, ecco, siamo lì). La classica ragazzina nata povera, ma pura di cuore che pur avendo sperimentato le ingiustizie e la spietatezza della guerra e averne passate di tutti i colori a causa della stessa, crede nella meritocrazia, nel vero amore e nella giustizia che alla fine premia gli onesti. Per citare Ilenia Zodiaco, ma il realismo? Come se non bastasse, non è esattamente una cima e anche le deduzioni più banali sembrano al di là della sua portata. Per carità, non dubito che ai lettori più ingenui possa andare bene una protagonista del genere, appena caratterizzata e identica alle protagoniste insulse di centomila altri YA, ma io ci vedo semplicemente un considerare i giovani lettori degli stolti che non richiedono dei personaggi ben costruiti ed è il peggiore dei crimini quando si parla di YA. Ciò è ancora più evidente se consideriamo che Mila, senza addestramento e senza aver mai combattuto ne praticato sport in vita sua, è in grado di combattere come se fosse stata addestrata ed in un passaggio del libro è persino in grado di fare quello che fanno i palombari, ma senza tuta. Ma per favore…
Nel caso non fosse chiaro, per me è un grade no. Si legge molto in fretta, certo, ma risulta davvero una storia inconsistente, un po' banale e scritta grossolanamente. Spero si riprenda con il secondo.
Verdetto:
★★½
A presto e grazie per aver letto il mio sfogo,
Rainy
Purtroppo concordo con te, non avrei saputo dirlo meglio
RispondiEliminaSperiamo il secondo sia megl... Ah no.
EliminaTanto hype per nulla
RispondiEliminaE tanto schifo in cambio, pensa te.
EliminaSono molto indecisa su questo libro, ma dopo la tua recensione credo che ci penserò due volte prima di prenderlo!
RispondiEliminaCome sempre io e poche altre siamo voci fuori dal coro, ma se hai gusti affini ai miei stai alla larga!
Eliminaecco vedo che confermi il mio scetticismo iniziale. diciamo che non fa priprio per me.
RispondiEliminaOserei quasi dire che non fa per nessuno ahaahahah fatta eccezione per la scorrevolezza che senza dubbio è un pregio, ma sicuramente non è l'unico ad essere scorrevole...
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